Ogni volta in cui parliamo dell’etnonazionalismo lombardo, notiamo che sovente, vuoi per malafede o per semplice ignoranza, vi sia la tendenza di fare confusione tra due termini i quali pur essendo legati tra loro, non possono essere certo definiti sinonimi. Stiamo parlando del termine “longobardi” e “lombardi”/”Lombardia”. Riteniamo doveroso fare questa distinzione dal momento che noi lombardisti, a dispetto di ciò che potrebbe pensare qualcuno, non ci rifacciamo esclusivamente al periodo relativo al Regno Longobardo, che durò circa 200 anni e che comprendeva anche ampie zone del Centro-Sud. Siamo infatti perfettamente consapevoli di non essere un popolo gemanico tout court, come invece lo erano i longobardi stessi.
Per prima cosa proviamo a pensare: chi erano i longobardi? I longobardi erano una popolazione di stirpe germanica che a causa dei lunghi e complessi processi avvenuti in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 568 d.C., dopo una lunga migrazione, condotti dal loro sovrano Alboino, si stabilirono in Val Padana, ex Gallia Cisalpina, fondandoci un proprio regno con capitale Pavia.
In secondo luogo: chi sono i lombardi e cos’è la Lombardia?
Il termine “lombardo” è a considerarsi pura contrazione del termine “longobardo”, termine col quale in passato ci si riferiva agli abitanti della maggior parte dell’odierna Italia settentrionale conquistata dai longobardi a partire dal VI secolo d.C.
Qui però vanno fatte delle precisazioni doverose. Il termine “Lombardia”/”lombardo” nello specifico, iniziò ad essere usato non con la creazione del Regno Longobardo, ma attorno all’anno 1000, cioè a più di due secoli di distanza dal 774, anno in cui i franchi condotti da Carlo Magno, posero fine alla sovranità del Regno Longobardo stesso, inglobandolo nell’impero carolingio che in seguito assunse il nome di Sacro Romano Impero. Tale termine, “Lombardia”, veniva usato esclusivamente per indicare quei territori che pochi secoli prima facevano parte della Langobardia Maior, ossia i territori tosco-padani, con la Toscana che iniziò ad esserne esclusa in un secondo momento. Questo perchè i territori della Langobardia Minor a cui appartenevano Benevento, Salerno e Spoleto, erano appunto territori di secondaria importanza (la capitale era a Pavia e non a caso e la stragrande maggioranza delle necropoli longobarde sono in Cisalpina e Toscana). In altre parole erano delle “colonie”, in cui gli “invasori” germanici che vi si stabilirono erano relativamente pochi, e in cui non ci fu una vera e propria loro integrazione al contesto locale. Molto probabilmente contribuì anche il fatto che nei loro possedimenti dell’Italia centro-meridionale, l’aristocrazia guerriera germanica venisse maggiormente percepita come estranea dalla popolazione autoctona, a differenza della Val Padana abitata in principio, in gran parte dai discendenti dei celti romanizzati.
Considerando che il processo di “fusione” tra l’aristocrazia germanica e la popolazione “romanica” iniziò ben prima della conquista carolingia, appare quindi palese che il termine “lombardi”, che ribadiamo non è mai stato usato per indicare gli abitanti di Salerno o Benevento, ma solo per i cisalpini o al massimo i toscani, non poteva in nessun modo indicare i longobardi stessi. Il termine “lombardi” infatti ha sempre indicato appunto le popolazioni autoctone di lingua gallo-romanza, di quella che oggi è conosciuta come Italia settentrionale (lasciamo da parte il suo significato odierno che viene fatto coincidere con chi abita nella “Regione Lombardia”). Infatti anche se qualcuno fa confusione, sono stati proprio alcuni lombardi gallo-romanzi, e non longobardi “puramente” germanici, ad essersi insediati in diverse zone della Sicilia, sempre poco dopo l’anno 1000, allo scopo di rilatinizzare la Trinacria, guidati dai normanni, in funzione anti-araba ed anti-bizantina. Non occorre quindi una mente geniale per comprendere dunque che il termine “longobardo” non può essere sinonimo di “lombardo” dal momento che il secondo è relativo al risultato di quel processo graduale in cui l’elemento germanico longobardo venne gradualmente assimilato dalla popolazione “romanica” dei territori in cui si impose, lasciandogli però il proprio etnonimo che assunse la forma di “Lombardia”. Una situazione molto simile è rappresentata dalla dicotomia tra il termine “franco” ed il termine“francese” e nessuno si sognerebbe mai di usare i sopracitati termini come sinonimi, motivo per cui abbiamo pure la diatriba franco-tedesca riguardante l’appartenenza di Carlo Magno.
Tutto ciò però non significa nemmeno accettare la retorica nazionalista italiana romanofila, secondo la quale i longobardi, con noi lombardi non c’entrerebbero nulla, dato che sarebbero stati esclusivamente degli invasori e dei dominatori stranieri. Tra i tanti invasori e dominatori, come lo sono effettivamente stati in tempi molto più recenti gli spagnoli, i francesi o gli austriaci. Noi, lombardi odierni siamo un popolo gallo-romanzo dell’Europa centro-meridionale, tuttavia anche i longobardi sono parte di noi. Non solo per il fatto che dobbiamo a loro il nostro etnonimo, e per il fatto che abbiano contribuito alla nostra etnogenesi, sebbene in modo relativamente marginale. Ma anche perchè, avendoci trovato la propria nuova Patria e avendoci fondato il proprio Regno, risollevarono le sorti della nostra terra, che fu già Gallia Cisalpina, liberandola dal dominio del tardo Impero Romano il quale a sua volta all’epoca stava già attraversando da tempo un periodo di lunga decadenza e levantinizzazione.
Quindi noi, celti, gallo-romani e longobardi, noi Lombardi!